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La
nuova era L’Europa del 2015 assomiglia a quella di
cent’anni prima Hanno ragione tutti
coloro che ritengono il successo, più un trionfo per la verità, di Tsypras
nelle elezioni in Grecia un cambiamento epocale. Lo è davvero e a tutti gli
effetti per quel paese. Che lo sia anche per l’Europa, resta da vedersi. Il
presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, aveva ribadito poche
ore prima del voto che "gli impegni presi dovranno essere rispettati dal
nuovo governo" di Atene, qualsiasi colore esso sia.
C’ è da credere che a Bruxelles possano scordarselo. Alexis Tsipras aveva
chiesto un mandato forte per negoziare con la Troika e lo ha ottenuto. Il
programma con cui ha annichilito il conservatore europeista Samaras prevede
l'aumento dello stipendio minimo, elettricità gratis ai
poveri, rateizzazione di bollette e tasse arretrate, stop ai sequestri
della prima casa e reintegro della tredicesima a chi ha pensioni sotto i 700
euro, per affrontare l'emergenza umanitaria nazionale. Per Samaras questo
programma era degno di un paese quale la Corea del Nord capace di uccidere definitivamente
l'economia e messo le mani nei conti correnti dei cittadini, per un taglio
del debito che non sarebbe mai stato capace di ottenere. Esagerazioni? Forse,
in ogni caso ora vedremo cosa davvero succede. Perché fino a questo momento
abbiamo avuto solo le tante critiche ai disastri causati dalle politiche di
rigore pretese dalla Ue. Finalmente, potremo valutare i successi delle
politiche espansive promesse dalla sinistra radicale. Se la Grecia avrà un
balzo di qualità, siamo a posto, è fatta. Basta cambiare l’agenda della
politica economica, dare un calcio al rigorismo austero della
Germania e sarà inaugurata l’età dell’oro. Mai accadesse
che invece le cose non fossero così facili, rischieremmo di trovarci di
fronte ad una nuova dimensione della crisi europea, perché così come il
rigore non ha aiutato la ripresa del vecchio continente, la maggior
flessibilità auspicata, non provocherebbe migliori risultati. Cosa dire?
Auguriamoci che Tsypras abbia ragione e presto tutti godremo dei frutti del
cambiamento epocale iniziato ad Atene. Per il momento assistiamo ad una
curiosa evoluzione politica. Per avere una maggioranza di governo Tsypras ha
dovuto negoziare un accordo con Anel, i nazionalisti di Panos Kammenos, che,
per carità, non sono i nazisti di “Alba dorata”, e meno male. La cosa
interessante è che le differenze ideologiche divengono minimali rispetto
all’intesa anti euro. Atene è una repubblica di Weimar a rovescio, anche qui
gli estremi si toccano e però sono in grado di mettere fuori gioco i moderati. C’è da credere che domani anche Salvini
possa allearsi con Vendola e magari Fassina e Marina Le Pen, chissà,
riesumare la sinistra radicale francese. Tutto diventa possibile. Non ci
sentiamo di escludere in linea teorica che ricette del genere possano avere successo. Certo che con i nazionalisti al governo
tutto il percorso europeo compiuto in questi cinquant’anni verrà
disintegrato di colpo. A quel punto cosa ne sarà dell’Europa, non osiamo
pensarlo. Comunque sarà difficile vedere un leader tedesco ed uno francese che si tengono per mano, come Kohl e
Mitterand fecero al tramonto degli anni ’80 del secolo scorso. Siamo nel 2015
ed è iniziata una nuova era, stranamente simile a quella del 1915. Roma, 26 gennaio 2015 |
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